Riprendo dalla ML Yattaaa! ( dovevo pensarci da solo pero)
Sul sito della Sergio Bonelli Editore e' on-line la terza puntata della rubrica dedicata agli effetti delle azioni di Lilith nella Storia... o meglio: sulla fiction.
La sua incursione durante la guerra di Troia ha causato una modifica
all'Iliade, essersi imbarcata con i pirati ha ispirato un romanzo a
Salgari, e adesso le sue peripezie sul Carso ( in Fronte di Pietra ) sono diventate argomento per un film di Rosi premiato a Cannes nel '72:
Ucronia Terzo Atto.
Fuga disperata è un film del 1972 diretto da Francesco Rosi, liberamente ispirato alla vera e tragica vicenda dell'alpino Silvio Matiz, in fuga dalla condanna per decimazione con la sua fidanzata e ucciso dal capitano Piero Ciofi sui monti al confine con l'Austria.
Di chiara impronta pacifista e antiautoritaria, l'opera denuncia la
follia della guerra e gli abusi delle autorità militari ai danni dei
semplici fanti.
Ambientata negli scenari della Prima Guerra Mondiale tra i monti della
Carnia e l'altopiano del Carso, alla vigilia della disfatta di
Caporetto, la pellicola ripercorre le vicende di Silvio Carlevaris
(Gian Maria Volonté), un alpino reduce della guerra di Libia e
decorato al valore, condannato alla fucilazione secondo la pratica
della decimazione, dopo un attacco andato male. Matiz viene liberato
dalla sua giovane fidanzata Floriana (Stefania Sandrelli) e scampa al
plotone di esecuzione con una rocambolesca fuga che lo porterà fino al
confine con l'Austria, dove viene raggiunto dal suo inseguitore,
nonché nemico giurato, il capitano Armando Mazzoni (Vittorio Gassman);
questi, in preda alla follia, uccide gli altri disertori e lo affronta
in un drammatico scontro all'ultimo sangue. La giovane fidanzata di
Carlevaris vendicherà la morte del suo amato, precipitando l'assassino
in un baratro per poi darsi a sua volta la morte. Testimone di questi
drammatici eventi è il cappellano militare Antonio Barazzutti
(Giampiero Albertini), amico d'infanzia del Carlevaris, che, benché
ferito dal Mazzoni, riuscirà a scendere a valle e a raggiungere i
soccorsi.
La tragica storia di Silvio Matiz divenne molto popolare
nell'immediato dopoguerra, soprattutto per la figura della giovane
fidanzatina – rimasta anonima (la vedete ritratta, qui accanto, nella
locandina del film) - la quale, per raggiungere il suo amato in fuga,
non esitò a indossare l'uniforme del Regio Esercito e a camuffarsi tra
i fanti, dividendo con loro la grama vita di trincea. Le vennero
dedicate diverse canzoni, la più famosa delle quali è senza dubbio
"M'han tagliato i miei biondi capelli"; il canzoniere della Grande
Guerra si compone di molti canti ispirati a questo fatto, in cui la
"ragazza guerriera" si traveste da soldato per restare al fianco del
suo primo amore.
Al Festival di Cannes del 1972, la giuria presieduta dal regista
britannico Joseph Losey assegnò all'opera di Rosi il Grand Prix per il
miglior film, ex aequo con La classe operaia va in paradiso di Elio
Petri, attribuendo anche una menzione speciale all'attore protagonista
di entrambi, Gian Maria Volonté.
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