Wednesday, August 25, 2010

Primarie USA: prime sconfitte per i Tea Party

Riprendo da America 24 un'interessante notizia...sono partite le primarie USA per le elezioni autunnali, che non si prospettano certo facili per Barak Obama stretto fra la crisi economica che si è trovato a gestire in questi due anni - e che non è ancora finita come va ripetendo da mesi! ( lui) a costo di apparire antipatico e perder consensi, per altri è finita da mesi - la guerra Afgana e gli esiti della guerra Irachena ( ma Mister Bush Junior non era finita anni orsono ?? ) la tragedia della BP e la montante ira antislamica in cui si mescolano problemi effettivi, ire funeste, e di cui approfittano quanti non hanno il fegato di dire apertamente che un Nero non può legittimamente sedere alla Casa Bianca.. Molti di più di quanto non si credesse.


Nella nota si parla dei primi esiti delle primarie, esiti a sorpresa...si pensava che i Tea Party, il "movimento rivoluzionario" che stà scuotendo dal basso l'america e il Partito repubblicano al grido armi per tutti e niente tasse potesse vincere a mabassa le primarie sia negli stati guidati dai senatori democratici che da quelli repubblicani ( è accaduto nella fortezza dei Kennedy, perduta inverosimilmente dai democratici, che però avevano candidato un personaggio forse troppo poco interessante) ed invece sono i vecchi generali della nomenclatura ad incassare le loro vittorie confermando i loro feudi.



Nelle primarie di questa notte hanno vinto i candidati dell'establishment di Washington, dal repubblicano John McCain al democratico Patrick Leahy

A24 06:19

Se è davvero l’anno della rivolta contro l’establishment di Washington, questa notte è una clamorosa eccezione. In tutti o quasi i duelli delle primarie che si sono tenute in cinque Stati in vista delle elezioni politiche di novembre, a vincere sono stati i veterani della politica, i grandi vecchi. Le nuove leve, i giovani arrabbiati, e soprattutto quelli che si riconoscono negli ideali del tea party, hanno ceduto il passo.

Il confronto più significativo è forse quello di John McCain, l’ex candidato repubblicano alla presidenza, che solo qualche mese fa molti davano per spacciato, con un piede già fuori dal Congresso. E invece l’anziano senatore dell’Arizona ha stravinto contro lo sfidante J. D. Hayworth e difenderà il suo seggio a novembre, con la quasi certezza di vincere. Sfidato da destra, il moderato McCain giocava su un terreno accidentato, quello dell’aspro dibattito sull’immigrazione, nell’Arizona della controversa legge che - qualora non fosse stata bocciata da un giudice - avrebbe consentito alla polizia di persone sospettate di trovarsi illegalmente negli Stati Uniti. McCain è di tutt’altra pasta: al fianco del democratico Ted Kennedy fu tra i sostenitori di una riforma delle norme dell’immigrazione che riconosceva il diritto alla legalizzazione per milioni di immigrati illegali. Per dirla con le parole del suo sfidante, una sanatoria.

Tra i democratici valga per tutti l’esempio di Patrick Leahy, in Vermont. Anche lui ha vinto.

L’unica grande eccezione è arrivata in Florida. In questo caso l’outsider Rick Scott ha battuto il procuratore generale Bill McCollum e sarà il candidato governatore repubblicano.

Sempre in Florida, Kendrick Meek, 43 anni, ha battuto Jeff Greene nelle primarie democratiche e se la vedrà con il repubblicano Marco Rubio, lui si un volto nuovo della destra americana, e l’attuale governatore Charlie Crist, che correrà come indipendente dopo aver lasciato il partito prima di perdere le primarie.

McCain, nella sua prima festa elettorale dopo la sconfitta alle presidenziali di due anni fa, ha pronosticato un trionfo repubblicano a novembre, con la maggioranza sia alla Camera che al Senato.
In Alaska, la senatrice repubblicana Lisa Murkowski è alle prese con uno sfidante del tea party, Joe Miller, ma a dar retta ai sondaggi lo ha staccato e con lui l’ombra dell’ex governatrice Sarah Palin che lo appoggia

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