Thursday, March 18, 2010

Il volume di Castellazzi e Gundam: un articolo sulle pagine del Giornale

A proposito di note sul libro del bravo Davide Castellazzi

http://www.gundamuniverse.it/blog/?p=4226


- e più in generale sul mondo del Gundam - dedicato al mondo del Gundam di cui si è parlato in questi giorni a cui in molti fan hanno cooperato

c'è una lunga nota di Gianfranco de Turris dal

http://www.ilgiornale.it/cultura/quando_gundam_ci_insegno_che_nemico_non_e_mai_male_assoluto/11-03-2010/articolo-id=428588-page=0-comments=1

Quando Gundam ci insegnò che il nemico non è mai il Male Assoluto...

"Chi si recasse a Tokyo vi vedrebbe, nel bel mezzo di un giardino pubblico, una statua bianca con un torace blu e rosso, alta diciotto metri. Gli ignari penseranno alla rivisitazione futuribile di un samurai. Glielo faranno pensare soprattutto il volto incorniciato da un elmo inconfondibile, e le due spade incrociate sul dorso. Non può che essere il temibile guerriero della tradizione nipponica, ma non è così: è un omaggio a quello che, nonostante i suoi «colleghi» forse più noti e famosi in Occidente, viene considerato in Giappone il più popolare e amato personaggio degli anìme (i cartoni animati) Nipponici. E cioè, Gundam il vero emblema degli automi antropomorfi la cui incredibile saga internazionale è iniziata nel 1972 con Mazinga, Goldrake (1974) e Jeeg (1975) (tutti creati da Go Nagai).


Erano i robot giganti: alti tra i 12 e i 25 metri, pesanti fra le 25 e le 32 tonnellate, guidati da giovani che s'innestano nella loro testa, combattevano contro le invenzioni di scienziati pazzi come il Dottor Hell, o malvagi imperi sotterranei come quello di Jamatai, in una mescolanza di superscienza e supermagia. Ogni episodio è autoconclusivo e segue, in sostanza, sempre l'identico schema. Storie per bambini e ragazzi che, all'epoca, rinverdivano in chiave fantastica e tecnicizzata il mito medievale dell'eroe senza macchia e senza paura che combatteva contro mostri, maghi, dèmoni, re crudeli. Questa volta però rivestito di un'armatura diventata ipertecnologica e con armi avveniristiche. Il tutto rivisitato secondo l'imperitura tradizione culturale giapponese, che si rifaceva ai samurai e alla sua tradizione mitologico-religiosa.
Erano i «robottoni», furoreggiavano all'epoca con fumetti, giochi e pupazzi, ma soprattutto con le loro colonne sonore vendutissime nei 45 giri e che ancora si ricordano con nostalgia, insieme a frasi passate alla storia: chi non ha mai sentito almeno una volta «Alabarda spaziale!», «Pugni atomici!», «Doppio maglio perforante!», «Missile centrale!» (nel Grande Mazinga fuoriusciva dal... basso ventre). Ma le cose non furono così semplici. Infatti, poco dopo il loro arrivo in Italia (1980) esplose la polemica: da un lato le «associazioni dei genitori» che accusavano di violenza i «robottoni» e dall'altro la denuncia di propagandare una visione quasi «fascista», dato che il samurai, eroe solitario guidato dall'etica dell'onore, si propone paternalisticamente come un difensore del popolo, sottraendogli la sovranità. Sciocchezze ideologizzate.

Erano gli anni Settanta-Ottanta, oggi i robot giganti hanno compiuto e superato i trent'anni, e una piccola ma agguerrita casa editrice, la Iacobelli, sita nei Castelli Laziali, in quel di Pavona di Albano, ha creato una illustratissima e documentatissima (ancorché impaginata in modo un po' caotico) collana dedicata a questi personaggi, di cui sono usciti i volumetti dedicati a Mazinga e Jeeg Robot di Alessandro Montosi, e Gundam di Davide Castellazzi.

L'apparizione di Gundam segnò una svolta epocale per questi personaggi. Yoshiyuki Tomino, che lo creò nel 1979, in un'intervista ha affermato: «Volevamo aggiungerci la fantascienza e una trama più complessa delle altre». Ecco le prime differenze fra lo stile Mazinga e lo stile Gundam: i riferimenti fantascientifici sono esplicitamente tratti dalla

continua sul Giornale...

La nota è stata immessa sul forum Starsubber dall'ottimo Cryolophosaurus ellioti esperto,come è noto,di Gundam unicorn...

Domenico

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